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Mysterious Law' s Dragon: Darkness Dreams

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Messaggio  AGSoldier Mer Dic 12, 2007 11:24 pm

Nella terra di Miwuh, la pace dei tre castelli, venne interrotta da Daranot. Questo è il signore dell’ ombra e delle tenebre. Incoronato Re Di Miwuh e residente nelle lande di Chokor, nell’ antico antro, ora regna sovrano sui tre castelli. Il castello di Motrahl, nelle antiche montagne, venne conquistato per primo dalle ombre di Daranot. Karakàn, nella Foresta del Sud, ha subito notevoli cambiamenti, ma il cuore del catello è ancora splendente di luce. Torroh, nel Mare dell’ Ovest, è l’ unico ancora non raggiunto dalle ombre del Re di Miwuh. Si narra che nel castello di Motrahl, sia nascosta la spada dell’ unico nemico di Daranot, la Mysterious Low’ s Dragon. Molti prodi cavalieri morirono per recuperare codesta. E qui inizia questa storia…

Mysterious Low’ s Dragon: Darkness Dreams ~ Chapter 1 ~ La Meta

Pioveva a dirotto in quel pomeriggio. Si intravedeva un castello tra le grondanti foglie degli alberi. Nel cielo, nubi che sembravano cumuli di fuliggine, vagavano senza una meta precisa. E quella strada in mezzo al bosco, si faceva sempre più fangosa. Mentre lui era lì. Il suo sguardo fisso alla sua meta. Il castello di Karkàn era ormai vicino. Con lenti passi, Bokraff, si avvicinava sempre più. Il castello era ancora lontano, e la stanchezza di tre giorni di cammino ininterrotti pesavano sulle sue gambe. Doveva arrivare a tutti i costi al castello prima che facesse sera. Poi, udì un rumore, come di passi. Si distinguevano bene dal fragore della pioggia. Sempre più vicini. Bokraff riuscì a scorgere tra gli alberi, una figura. Un elmo in testa, un unico occhio rosso, una daga ed un piccolo scudo alla mano. Non vi era dubbio. Si trattava di uno Scheletro Maledetto. Lo scheletro, accortosi che il guerriero lo stava guardando, prese a correre in mezzo agli alberi. Bokraff estrasse dal fodero la lunga spada, guardandosi attorno. Un ultimo suono di passi e poi la carica. La creatura saltò sguainando la spada verso l’ umano. Quest’ ultimo accortosi in tempo del pericolo, non fece difficoltà a schivare l’ attacco. Sull’ elmo dello scheletro era inciso il simbolo del castello di Motrahl. Questo significava che non poteva usufruire di magie nere. Bokraff prese a recitare la formula di una magia. -Denki iko den zo gra!- Luci argentate sostavano a mezz’ aria. La mano dell’ uomo prese lentamente fuoco, fino a diventare un’ immensa palla di fuoco. Il colpo si diresse, con un pugno di quest’ ultimo, verso il nemico. L’ incandescente ammasso, esplose facendo partire in aria il mostro. Bokraff grondava sudore per la pericolosa magia appena effettuata. La sua mano, ancora in direzione del nemico, scottava e le gocce di pioggia a contatto con essa, presero ad evaporare. Si guardò la mano. “Erano anni che non usavo questa magia…” pensò il guerriero. Avvicinò la mano alla gamba e prese la direzione del castello. “Ci vogliono ancora due ore di cammino per raggiungere gli altri al castello di Karkàn”. Ripose la lama nel fodero e riprese a camminare frettolosamente per la buia via.

La scalinata si faceva sempre più stretta. Le gambe di Taokom diventavano più pesanti nonostante la sua grossa taglia. L’ armatura e le armi pesavano sempre di più ad ogni passo. La flebile luce della candela che reggeva in mano non faceva altro che indebolirgli la vista. Dopo circa un’ ora di estenuante salita, arrivò in cima alla torre principale. Da lassù si poteva osservare tutta la foresta di Miwuh. Al centro della torre si trovava la spada che teneva il nome del castello. Un’ enorme spada conficcata tra le strette piastrelle della piazzetta. Con un veloce gesto, il guerriero estrasse la spada. Tre ombre. Tre danzanti ombre si avvicinarono a Taokom. Erano servi di Daranot, incaricati di proteggere la spada che sarebbe servita a forgiare la più potente tra le spade. Avevano l’ aspetto umano, ma quello che erano non aveva vita, solo un’ ombra strappata ad un essere morto con un incantesimo. Brandito il martello, l’ energumeno si lanciò contro il nemico, il primo che gli capitò sott’ occhio. Come se l’ arma pesasse quanto una piuma, la alzò e la fece subito precipitare sopra la testa dell’ ombra. I compagni dell’ essere, vennero in soccorso del compagno, aggrappandosi alla schiena di Taokom. Erano rimaste altre due ombre. Una attanagliava il collo del guerriero, l’ altra attaccata alla schiena con le sottili e fredde unghie. Con una rapida mossa, prese i nemici e gli scaraventò lontano da egli. –Toriodo meku na zorif!- Pronunciò la formula il guerriero. Un gelido vento sprigionato dalle arcane parole colpì in pieno le due ombre ghiacciandole. Taokom, impugnato il martello ed avvicinatosi ai resti ghiacciati dei due, disintegrò con un colpo ben assestato le statue di ghiaccio. Senza nessuna traccia di fatica, si avvicinò alla spada che era atterra già dapprima. E correndo ritornò giù per le scale, verso l’ uscita del castello.

L’ entrata del castello era illuminata da delle candele poste su di un piedistallo sulle mura. Un grande affresco dipinto sul tetto della stanza, rappresentava le terre di Miwuh. A terra era steso un pregiato tappeto delle terre del nord. Chelestial stava in piedi con lo sguardo fisso avanti, sulla scalinata principale. Avanzava con passo fermo. –Mor ko tau!- Disse il cavaliere. Una porta, prima nascosta da un incantesimo, si aprì dinanzi a lui. Il suo viaggio proseguiva per una lunga scalinata. Questa andava verso il basso del castello. Le scale erano in roccia mentre non vi erano pareti. Un nero pece pervadeva la strada. Chelestial esitò a scendere. Ma per il bene dell’ umanità era pronto a fare questo ed altro ancora. Brandendo la sua spada, dall’ omonimo nome Chelestial, scese con timore per quella lunga scalinata. Mentre percorreva la via, i guerriero accese una candela che portava sempre con se nella sua bisaccia. Finalmente un po’ di luce. Non si vedevano ancora le pareti della stanza, ma almeno poteva vedere dove metteva i piedi. Dopo svariati minuti di discesa, finalmente un’ altra porta. Era molto simile a quella d’ entrata. Aperta la medesima, Chelestial fece molta attenzione alla stanza che si ritrovò davanti. Era una stanza circolare. Le pareti come il soffitto ed il pavimento, erano fatte di roccia nera. Al centro un pozzo. Chelestial si avvicinò lentamente a quest’ ultimo. Si mise a guardare al suo interno. Vuoto. Non vi era la minima traccia di acqua. Non si riusciva a vedere il fondo. Ad un certo punto, delle voci riecheggiarono nella stanza. Non si capiva in che lingua erano pronunciate. Sembrava come una voce di donna. Molto lieve. L’ uomo si guardò attorno spaventato, stringendo ancora alla mano la sua arma. –Chi va la?- Chiese. Nessuna risposta. Ed ancora quelle voci. Sembravano venire da ogni dove. Fece alcuni passi in avanti. Scrutò la zona ed andò ancora una volta avanti. Finalmente le voci terminarono. Ora un sibilo riecheggiava nella stanza. “Servi di Daranot” pensò l’ eroe “Questo deve essere il canto di una Gabadil*”. Chelestial si voltò e vide che dal pozzo stava uscendo una donna. Una donna piena di rughe, con quattro stracci come vestiti, i capelli neri e lunghi che coprivano il viso e metà corpo di un serpente. Ipugnata la spada l’ uomo si gettò addosso all’ essere. Con un movimentò fulmineo, la Gabadil schivò il colpo mentre, con la fine della coda, afferrò la gamba del guerriero. Chelestial prontissimo tagliò la parte finale del mostro. Dei latrati invaserò la stanza. La bestia cominciò ad attaccare il guerriero con feroci unghiate. Un colpo. Due colpi. Tre colpi messi a segno dalla Gabadil.

End Chapter 1

Chapter 2 ~ Finalmente Ritrovati


Ultima modifica di il Dom Dic 23, 2007 5:13 pm - modificato 2 volte.
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Mysterious Law' s Dragon: Darkness Dreams Empty Re: Mysterious Law' s Dragon: Darkness Dreams

Messaggio  AGSoldier Sab Dic 22, 2007 10:00 pm

Mysterious Low’ s Dragon: Darkness Dreams ~ Chapter 2 ~ Finalmente Ritrovati

Incoccata la prima freccia del giorno. L’ arco già bello che lucidato. Girava allerta per la foresta con arco e freccia pronti all’ uso. Zistò camminava lungo la costa che circondava il castello in cerca di un’ entrata. Erano ore che camminava attorno alla struttura per cercare una falda su cui poter fare irruzione all’ interno. Pioveva a dirotto e per terra non vi era che fanghiglia. Trovò, tra le crepe del castello, un breccia causata forse da un vecchio assalto. Era abbastanza largo e alto da fare in modo che ci passasse un carro. L’ uomo si avvicinò con cautela e, roccia dopo roccia, iniziò a scalare il muro. Silenzio. Non v’ era un filo di vento. Solo il frusciare della pioggia. Il tempo pareva essersi fermato. Zistò aspettava quieto al limite della lunga discesa. Si potevano udire dei passi. Si facevano sempre più vicini. Doveva essere qualche guardia che sorvegliava le mura. Gli attimi sembravano non passare più. I passi si facevano sempre più vicini. L’ eroe ripose l’ arco e la freccia che ancora reggeva su di una mano e sguainò il coltello. Quando il rumore dell’ armatura si avvicinò ancora di più, balzò dall’ altro lato del muro con il coltello sopra la testa. L’ agguato riuscì alla perfezione. Il ladro conficcò l’ arma sul collo della guardia che stava sorvegliando le mura. Il corpo senza vita cadde a terra con un tonfo sordo. Lentamente il sangue della ferita gocciolava andando a formare un larga pozza. Zistò procedeva con passo sicuro in direzione della torre più vicina per poi riuscire a ritrovare i suoi alleati nella sala principale. Intanto il clima non migliorava, anzi. La pioggia si faceva sempre più fitta ed il cielo diventava sempre più scuro.

Le ferite non erano molto profonde. Chelestial si riprese dalla brutta esperienza e con la sua pesante lama riuscì a tagliare una mano alla Gabadil. Il sangue ancora schizzava da tutte le parti. Il mostro cadde a terra privo di sensi. Il guerriero ancora si toccava il braccio sanguinante. Guardò nel pozzo e vide qualcosa luccicare. Si calò premurosamente in questo con una corda trovata nei dintorni. Il piccolo puntino luccicante cominciò a prendere una forma. Era una chiave. La chiave dei sotterranei. La raccolse ancora bagnata dalla poca acqua rimanente in quel luogo e raggiunse l’ uscita del pozzo. Si avvicinò alla porta. Afferrò la maniglia e con suo gran stupore, dietro vi era solo un muro. “Deve essersi sciolto l’ incantesimo che congiungeva queste due aree” pensò Chelestial. Chiuse la porta facendole fare un fortissimo rumore. Poi, guardando la serratura, provò ad infilare la chiave raccolta poco prima nella serratura della porta e… La porta si aprì. Si poteva scorgere una abnorme stanza costruita in pietra illuminata da alcuni will-o-wisp che volteggiavano qua e là a mezz’ aria. Si poteva scorgere alla fine della stanza il cuore del castello, il Konfrank. Si precipitò subito su di esso per liberarne l’ aura. Arrivato a metà strada non accade nulla. “Strano, strano che Daranot non abbia fatto il possibile per proteggere Konfrank da noi” Pensò il guerriero. Si guardò un po’ intorno. Solo i will-o-wisp che volteggiavano a mezz’ aria. Niente di cui preoccuparsi. Regnava un profondo e calmo silenzio. Si poteva udire solo il lieve volteggiare delle azzurre fiamme. Arrivato di fronte al cuore del castello, pronunciò le parole che lo avrebbero liberato dalla prigionia dell’ ombra. -Deknaf tronx nucklov!-. La maledizione si sciolse con facilità. Chelestial, soddisfatto del lavoro compiuto, prese in mano la spada e si mise in guardia, ad aspettare un eventuale attacco. Niente. Silenzio. I will-o-wisp volteggiavano a mezz’ aria. Sempre con la spada in mano, si recò presso la porta. Quando arrivò al centro della stanza, le fiammelle presero a volteggiare più velocemente. Sempre più velocemente. Si riunirono tutte in un unico punto. Un esplosione ruppe quella fatata atmosfera. Dall’ unione di tutti i will-o-wisp nacque un nuovo essere. –Merda, ci mancava solo un Minefok- disse a bassa voce l’ uomo. La bestia, alta più o meno come un uomo, si presentava come un enorme fiamma antropomorfe con un’ armatura ed una frusta infuocata. –Sembrava troppo bello per essere vero…- continuò. La vera battaglia iniziò allora.

Finalmente alle porte del castello. Bokraff era arrivato a destinazione. Con un semplicissimo incantesimo basilare riuscì ad aprire le porte senza fatica. La luce entrò nella stanza lentamente. Entrò pioggia a sufficienza per lavare una stanza. Il guerriero aveva la mano all’ elsa della spada, mentre i suoi capelli e l’ armatura grondavano ancora acqua. Fece alcuni passi in avanti sempre guardingo. Non v’ era nessun pericolo. –Ed ora dov’ è la porta d’ entrata dei sotterranei?- si domandò con un bisbiglio. Si guardò attorno senza alcun risultato. Non v’ era alcuna traccia della porta. Ad un tratto si udirono dei passi. Erano passi pesanti. Provenivano da una delle scalinate. C’ era qualcuno oltre a lui nell’ entrata, e per di più, si avvicinava di tutta fretta. L’ uomo afferrò la spada e pronto a scagliare il primo fendente aspettò l’ intruso. I passi erano sempre più vicini. V’ erano più di cinquecento scalini dalla torre più vicina all’ atrio. A giudicare del rumore e dalla velocità dei passi, la persona o creatura che si stava avvicinando, ne aveva percorsi all’ incirca quattrocento. Dopo alcuni minuti si riuscì a scorgere una figura umana. Era Taokom, con la spada del castello, Karakàn, sulle spalle. –Mi hai fatto prendere un colpo energumeno!- disse con tono scherzoso Bokraff. –Vecchio, dura arrivare fin qui vero?- rispose l’ altro. Dopo essersi raccontati di come fosse andata l’ avventura fino ad allora, attesero l’ arrivo degli altri due compagni. –Hai avuto più notizie di Chelestial?- Chiese Bokraff. – Sì, dovrebbe esser nei sotterranei a liberare il cuore del castello ma non è ancora tornato.- rispose Taokom. –E di Zistò? Più niente?-. –Bah, secondo me è ancora fuori che tenta di entrare di soppiatto!-. I due s’ incamminarono per le scale che avrebbero portato alla prima torre. Altrettanta strada da percorrere. Le scale del castello non erano molto ripide e per questo si faticava molto a salirle. Erano costruite a chiocciola e l’ illuminazione non era delle migliori. V’ erano dei candelabri alle pareti che parecchie volte erano spenti. Ogni tanto si poteva vedere la luce del sole grazie a rare finestre. Ora che pioveva il cielo era plumbeo e la poca luce fioca del sole che era visibile dall’ esterno, illuminava al massimo due o tre gradini. Percorsa tutta la scala si ritrovarono in un lungo corridoio, stranamente illuminato. Non v’ era nessuna fonte di luce, eppure la stanza pareva illuminata da uno squarcio nel soffitto. In fondo, una figura umana. I due la guardarono con aria sospettosa e con le mani all’ elsa della spada. Era Chelestial. –Ci hai spaventato Chelestial!- disse Bokraff in tono scherzoso. Il cavaliere non fece un passo. –Ehi, stai bene?- chiese Taokom non avendo avuto una risposta precedentemente. Chelestial fece un sogghigno. –Ma, Taokom, Chelestial non dovrebbe essere nei sotterranei?-, -Già, ma allora questo…-

End Chapter 2

Chapter 3 ~Ancora Una Volta le Terebre
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