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Il mondo dal punto di vista di un pokèmon!

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Il mondo dal punto di vista di un pokèmon! Empty Il mondo dal punto di vista di un pokèmon!

Messaggio  Artemis'93 Mar Dic 11, 2007 11:02 pm

Qui do spazio ad un mio Pokèmon. Leggete! ;)
Artemis'93
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Il mondo dal punto di vista di un pokèmon! Empty Artemis: Non sono io che scrivo!!!

Messaggio  Artemis'93 Mar Dic 11, 2007 11:05 pm

Piccola premessa: questo racconto lo ha scritto un po' di tempo fa un mio pokèmon, Starlight, un magnifico Luxray, con l'aiuto del compagno di scuadra, Infernape, siccome Star non ha i pollici opponibili per tenere in mano una penna. Anche lui vuole sapere cosa ne pensate! °w°

Starlight: La mia storia

Molti scrivono delle loro vite, delle battaglie combattute e vinte, delle avventure mozzafiato, pericolose e ricche di significato. Io di avventure ne ho vissute tante, e tante sono state le vittorie e le sconfitte. Però non ho intenzione di raccontarle, sono altre storie; no, io racconto di un’altra grande avventura, la prima grande avventura che io abbia mai affrontato.
Ero solo un cucciolo all’epoca. Vivevo con mia madre e mio padre a Sinnoh, nella prateria che gli umani chiamano Rute 202. La mia mamma, dolce e premurosa, mi è sempre stata accanto. Quando ero più piccolo non mi perdeva di vista un secondo, con il terrore che mi potessi perdere o essere attaccato da qualche altro pokèmon selvatico, e quando diventai più grande continuò a seguirmi, ma a distanza, lasciandomi più libero di muovermi e di scoprire il mondo. Mio padre era un fiero ed elegante esemplare di Luxray. Quasi tutti nella prateria lo temevano e lo rispettavano, perché era il più forte fra i pokèmon della zona. Chi metteva in dubbio la sua autorità aveva di che ricredersi. Sono sempre stato fiero del mio papà. Nonostante il suo orgoglio non si è mai rifiutato di giocare con me, di accompagnarmi nelle mie scorribande da cucciolo e, all’occorrenza, di tirarmi fuori dai guai. Ma non era conosciuto solo per la sua audacia, ma anche per la grande saggezza che aveva accumulato col passare degli anni. Un giorno, mentre spiavamo di nascosto un piccolo Cheribo, lui cominciò a parlarmi di tutte le caratteristiche della specie del pokèmon. Io lo ascoltavo affascinato, quando mi venne un dubbio: -Papà, come mai sai tante cose sui pokèmon che vivono nella prateria?- gli chiesi. Per un attimo rimase come sopra pensiero, poi mi guardò negli occhi e mi disse: -So tante cose perché qualcuno me le ha insegnate-
-E chi è stato, papà?- chiesi di nuovo. –Qualcuno- rispose. Io non ero molto soddisfatto della risposta e stavo per ribattere, ma con un rapido movimento del capo mi fece cambiare idea. Sapevo che non era bene tirare troppo la corda con lui. Quella sera feci la stessa domanda alla mamma. –Non è una cosa che a papà piace raccontare- mi disse lei, e io volli sapere il perché. –Lui è nato e cresciuto qui, ma c’è stato un tempo in cui ha viaggiato tanto e ha conosciuto luoghi, pokèmon e persone di altre città…-
-Persone?!- la interruppi io. Non è inusuale scorgere giovani umani che passano per la nostra valle diretti alla vicina città, ma nessuno di noi era mai entrato in contatto con loro, se non per uno scontro diretto (alcuni si divertono ad attaccare gli allenatori inesperti, altri cercano di scacciarli dal proprio territorio). Mi sembrava strano che il mio papà potesse aver incontrato degli umani. –Oh, sì. Quando era poco più grande di te venne catturato da un allenatore alle prime armi, e da quel giorno lo ha sempre accompagnato. Ecco perché è il più forte tra i pokèmon della valle-. Sapevo che i pokèmon allevati da un umano diventano più forti degli altri. –E perché non gli piace parlarne? Vedere posti diversi non è una cosa di cui essere fieri?- chiesi. –Perché parecchi anni più tardi, quando lui si era già evoluto in Luxray, venne lasciato libero dallo stesso allenatore che lo aveva allevato. Il ragazzo voleva diventare un ricercatore pokèmon, a quanto pare. Tuo padre non lo ha mai perdonato per questo-. Non mi azzardai a chiedere altro. Deve essere davvero terribile sentirsi traditi dalla persona sulla quale si è riposta tutta la propria fiducia.
Quella notte non riuscii a prendere sonno. Nonostante il racconto della mamma non potevo non chiedermi come deve essere avere un allenatore. Poter esplorare il mondo, vedere gente, combattere contro i pokèmon degli altri allenatori, vincere, sentirsi i più forti e venire rispettati, sapendo che si deve tutto al lavoro di squadra e alla fiducia. Continuai a sognare ad occhi aperti finché non giunse l’alba.
Qualche giorno più tardi tutta la prateria era in subbuglio. I pokèmon vivono in questa valle da prima degli umani e ormai ci siamo abituati anche ai loro ritmi. Sappiamo quando cadono le loro ricorrenze, come quando un gruppo di umani muscolosi e muniti di accette s’inoltrano nella foresta e ne tornano con un grande pino (o abete, non sono ancora riuscito a capire la differenza) da addobbare. Conosciamo anche il periodo in cui agli allenatori più giovani viene consegnato un pokèmon per cominciare il viaggio. Durante i primi giorni d’estate un sacco di ragazzi e ragazze si riversano, da soli o in piccoli gruppi, nella nostra valle diretti a Sabbiafine, e noi dobbiamo prepararci. Con “noi” mi riferisco a tutti i pokèmon che abitano la valle: alcuni riparano meglio le tane, per non essere scoperti e disturbati, altri si preoccupano dei cuccioli e organizzano una sorta di asilo in cui si riuniscono i piccoli ogni mattina, per poter essere protetti al meglio. Alcuni tra i più temerari, invece, si preparano ad affrontare i pokèmon degli allenatori, spinti dalla voglia di confrontarsi o forse solo per svago. Mio padre aveva il compito più importante di tutti: ogni mattina si appostava tra l’erba alta di una collina e controllava i passanti. Si assicurava che le cose andassero per il verso giusto e se qualche ragazzino cambiava sentiero lo seguiva con lo sguardo finchè non tornava sulla strada maestra, che è l’unica a portare alla città. Qualche volta mi portava con sé per osservare gli allenatori. Un giorno ce ne stavamo tranquilli ad osservare i passanti quando, ad un certo punto, sentimmo un rumore anomalo, come quando si è circondati dal silenzio più assoluto e qualcuno fa cadere un foglio o una matita a terra; il cambiamento si sente subito, e anche noi ce ne accorgemmo. Era qualcuno che correva o camminava a passo spedito. Ci acquattammo tra l’erba, curiosi di scoprire la fonte del rumore. La risposta non si fece attendere. Era un ragazzo umano sui dieci anni, probabilmente l’ennesimo novizio, solo che questo, al contrario degli altri, sembrava avere una gran fretta e si muoveva a passo veloce, quasi di corsa. Non si accorse nemmeno della nostra presenza, sebbene fosse passato a pochi metri da noi. Scavalcò con un salto un cespuglio, schivò miracolosamente un paio di alberi e scomparve alla nostra vista. Io e mio padre eravamo quasi sconcertati da quella vista, ma la sensazione di smarrimento passò in fretta, proprio come colui che l’aveva provocata. Una ventina di minuti dopo arrivarono camminando una ragazza dai capelli castani e un piccolo pokèmon fuoco arrampicato sulla spalla. –Quello è un Chimchar- mi sussurrò mio padre. –Quest’anno è solo il secondo che vedo con un allenatore. Spesso sono difficili da gestire, e gli umani preferiscono i Neatle-. Quasi non facevo caso alle sue parole, perché mi ero incantato a guardare quella giovane umana dal viso che mi era parso celestiale. Il piccolo Chimchar atterrò con un salto sul terreno e si arrampicò con altrettanta destrezza su un albero. Pochi secondi più tardi la sua allenatrice si era messa a raccogliere le bacche che la piccola scimmietta aveva fatto cadere. All’improvviso da quello stesso albero scese sbatacchiando le piccole ali uno Starly, un pokèmon volante piuttosto comune. Pokèmon e allenatrice si ripresero subito e passarono all’attacco: Chimchar tentò un attacco di fuoco, un Braciere, come mi spiegò papà, ma il volatile schivò agilmente il colpo e scese in picchiata sul pokèmon scimmietta atterrandolo. Però il piccoletto non si fece cogliere impreparato e gli saltò sul dorso provocando una serie di squittii acuti e strappando qualche piuma al pokèmon uccello. Un altro Braciere e Starly cadde a terra quasi privo di forze e un po’ bruciacchiato. La giovane allenatrice fu svelta a lanciare la Pokè Ball prima che il pokèmon avesse il tempo di fuggire via. Nonostante la resistenza Starly non potè fare più nulla e venne catturato. Vidi la ragazza gridare di gioia e festeggiare insieme al compagno, poi allungò una delle bacche a Chimchar che la divorò in due morsi. Anche l’allenatrice mangiò una Baccapesca, poi si accoccolò vicino al suo pokèmon e per un quarto d’ora circa rimasero seduti sull’erba a giocare come fossero stati fratello e sorella. Io ero completamente rapito da quella scena, non riuscivo a distogliere lo sguardo da quei due e quando mio padre mi disse che preferiva tornare a casa per fare una pausa io lo pregai di lasciarmi ancora lì. –Posso prendere il tuo posto per un po’ di tempo. Se vedo qualcosa di strano o sospetto ti chiamo subito- gli dissi. Lui acconsentì. Per tutti i dieci o quindici minuti che rimasi a guardare allenatrice e pokèmon non mi mossi di un passo, ma quando la ragazza si alzò per prendere le sue cose sentii una fitta al cuore. In quel preciso momento sentii che avrei dato qualunque cosa pur di partire all’avventura con loro. Ma intanto l’umana e Chimchar se ne stavano per andare.
Fu un attimo. Forse perché mi ero sporto troppo, o perché la terra era diventata fangosa dopo l’ultima pioggia, sta di fatto che scivolai e capitombolai proprio a pochi metri dalla coppia. Mi notarono subito, però esitarono prima di passare all’attacco perché si erano accorti della mia età. Alla fine però mi ritrovai a combattere contro di loro. All’inizio ero terrorizzato e non riuscivo a muovermi e anche il mio avversario percepì la mia paura, infatti Chimchar non mi attaccava con la stessa forza che aveva dimostrato contro il suo precedente avversario. Avrei voluto chiamare aiuto ma qualcosa mi bloccava le corde vocali e non riuscii a spiccicare parola, quindi mi feci coraggio e cercai di contrattaccare. Fatica sprecata. Chimchar era nettamente in vantaggio su di me ad ogni morso e graffio io diventavo sempre più debole, finché alla fine caddi a terra, stremato. La ragazza non perdette tempo e mi lanciò una Ball, nella quale venni risucchiato, non avevo la forza di liberarmi. Ormai ero suo.
Non so per quanto tempo rimasi rinchiuso nella sfera ma di certo doveva esserne passato davvero poco, perché quando mi fece uscire per curarmi eravamo ancora nella prateria. –Ecco fatto. Tra poco starai benone- mi sussurrò la ragazza non appena ebbe finito di spruzzarmi addosso la Pozione. Il suo piccolo pokèmon fuoco mi gironzolava attorno, contento di avermi nella squadra. Io, invece, non riuscivo a credere che il mio sogno si fosse realizzato. Ora faccio parte di una squadra! Una squadra di pokèmon! Pensai. Quando la mia nuova allenatrice mi prese in braccio alzai gli occhi alla collina e vidi, sulla cima, mio padre che mi guardava. Doveva aver sentito i rumori della battaglia, o più semplicemente aveva visto attraverso gli alberi e le colline, ed era corso a controllare. Immediatamente non riuscii a capire se era arrabbiato, spaventato o assolutamente tranquillo, ma poi lessi con stupore un senso di grande orgoglio nei suoi occhi. Era orgoglioso di me. Quello fu l’ultimo giorno in cui vidi mio padre e la prateria, ma promisi a me steso che sarei tornato dalla mia famiglia, un giorno. Ora sono un Luxray soprannominato Starlight dalla mia allenatrice dato che i miei attacchi elettrici sono piuttosto potenti, e il giorno della mia cattura è lontano, ma non si è ancora cancellato dalla mia mente. Non ho nemmeno dimenticato la mia promessa. Chissà, magari il giorno in cui tornerò da mia madre e mio padre è ancora lontano o forse è più vicino di quanto credo. L’unica cosa di cui sono certo in questo momento è che adesso ho una nuova famiglia e un sacco di avventure ancora da scoprire, e lo faremo insieme.

Starlight
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Messaggio  Mark_Goldenroad Mar Dic 11, 2007 11:12 pm

Allora, dato che la Fic è autoconclusiva (o meglio, una One-shot!) penso non serva una sala commenti.

Sai già cosa ne penso, ma voglio commentare di nuovo. La Fic è molto bella e personale... la trovo un capolavoro, si leggono perfettamente i sentimenti del Pokémon! Inoltre mi piace il fatto che non sia una delle solite Fic, ad esempio viaggi per continenti, lotte tra rivali etc... non che abbia qualcosa in contrario ad esse (anche perchè io le scrivo per primo e le adoro!), semplicemente mi piace la differenza °w°.

Ah, a proposito, come Starlight? °w°.
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Messaggio  Artemis'93 Mar Dic 11, 2007 11:20 pm

Intendi come sta? Alla grande. Ci stiamo allenando. Sai che mi sembra sia piuttosto fiero del fatto che la sua storia sia stata esposta? ^^
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Messaggio  Mark_Goldenroad Mar Dic 11, 2007 11:26 pm

Lo posso capire bene... ma chissà come la sua avventura sia continuata! Sono molto curioso °w°.
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Messaggio  July Sab Dic 15, 2007 5:35 pm

Molto, molto bella °ç°
Però mi ha fatto pensare... e se ai Pokèmon non piacesse essere portati via dal loro ambiente naturale ç_ç?
July
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Messaggio  Artemis'93 Sab Dic 15, 2007 9:11 pm

Se ha la fortuna di essere catturato da un allenatore amichevole e a cui sta a cuore la sorte della sua squadra, credo che potrebbe anche farci l'abitudine. °w°
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Messaggio  AGSoldier Dom Dic 30, 2007 11:43 pm

Molto bella come Fiction! Soprattutto la descrizione dei sentimenti del Pokémon! Hai sbagliato una cosa però... Il Percorso 202 parte da Sabbiafine per arrivare a Giubilopoli... E Naetl si chiama Turtwig XD!
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